Sono comodamente seduto nello splendido Atrium Bar del Four Seasons di Firenze. Mentre scrivo scorre nell’aria un piacevole sottofondo musicale.

Fino a questo momento, da circa due anni, la selezione di musica comprendeva brani in stile classic jazz; cantati, strumentali, con riferimenti e rifacimenti di canzoni famose in chiave bossa e new jazz.

Cambiare radicalmente il mood di un luogo non è facile. Richiede una buone dose di coraggio, oltre che di tempo, ricerca ed inventiva. E tutti gli sforzi dipendono dall’esito della prova finale. La giornata di oggi riguarda proprio questo, un test di prova. Riuscire a rinnovare un ambiente senza cambiarne i colori o gli arredi.

Il processo di sound design  implica un’ alchimia di ritmi, generi e stili. Suoni che aiutano a rendere un’esperienza unica. Caratterizza l’atmosfera che si crea, togliendo dall’aria un silenzio freddo, asettico…oppure scongiurando sonorità fuori luogo, talvolta imbarazzanti.

L’hotel necessita della massima attenzione durante la ricerca e la selezione di musica. La diversità degli ambienti implica una diversificazione del suono. Dal momento in cui gli ospiti entrano nella hall, a quello in cui scelgono di farsi coccolare nella zona wellness. Oppure durante una cena romantica. Una scelta di musica consapevole valorizza ogni singola area dell’hotel, crea coerenza e rafforza l’identità. Orienta l’ospite, ne migliora la permanenza, lo accompagna nei differenti ambienti, ne favorisce i ricordi e le emozioni.

Nella hall percepiamo immediatamente tre dei nostri sensi: vista, olfatto e udito. Se vogliamo attivare un processo di riconoscimento e di memorizzazione, e far rivivere agli ospiti un ricordo, un souvenir emozionale ogni qual volta si ascolterà di nuovo quella canzone, è nella hall che dobbiamo concentrare gli stimoli per favorire un ascolto attivo.

Diversamente, se vogliamo esaltare i deliziosi abbinamenti culinari dello chef, dobbiamo riflettere in modo completamente diverso ed orientarci verso una musica priva di riferimenti mnemonici nella zona ristorante. In tal caso, è il gusto a far da padrone e non deve essere distratto dai suoni.

La differenza fra i generi musicali nell’hotel, suddivisi nei vari ambienti, momenti e servizi, deve essere evidente ma rimanere comunque sotto delle condizioni di coerenza durante tutto il processo di sonorizzazione e sound design. Altrimenti c’è il rischio che ne vada compromessa la permanenza dell’ospite e con questa la percezione della qualità di tutto il servizio.

Brand importanti come Four Seasons, Starwood, Vibe e soprattutto W, stanno investendo nella musica, ritenuta come un valore fondamentale dal quale non possiamo più farne a meno. L’ideazione di serate a tema, brand compilation, playlist che seguono il cliente al di fuori degli hotel, e naturalmente la diffusione di musica all’interno delle proprie strutture, sono affidate a figure professionali eclettiche che vestono qualità multiformi. Professionisti che operano con i suoni nell’ambiente in modo consapevole. Con un criterio che unisca esperienza, conoscenza, gusto, inventiva.

Nel caso di oggi, anche un po’ di coraggio.

Marco Solforetti

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