Le persone sono quotidianamente esposte a stimoli sonori, più o meno intensi
È sufficiente pensare ai rumori provocati dalle tecnologie, al traffico automobilistico, al ronzio incessante delle industrie, delle ferrovie, degli impianti di condizionamento. Ma anche ad altri suoni, quelli provenienti dal brulicare della natura, come il vento che soffia, la pioggia battente, il cinguettio degli uccelli, il crepitio di un focolare.
Piccole percezioni riconducibili a qualcosa di estremamente preciso, che siano attività, ambienti, persone, o circostanze.
Il rumore di sottofondo è diventato una componente dominante di ogni momento della vita
Se di tanto in tanto l’inquinamento acustico trova una qualche opposizione, la presenza di un sottofondo musicale, al contrario, sembra ben accettata.
E questo accade perché, in fondo, ci siamo abituati. La musica è onnipresente nella società contemporanea.
La troviamo ovunque
All’interno dei luoghi pubblici e in quelli più privati. Dalle grandi catene commerciali alle automobili che ci portano a lavoro. Così come in banca, in aeroporto, in palestra, nelle sale d’attesa, negli ascensori, nei punti di ristoro.
Si insinua nelle fessure, non smette mai, ti entra dentro, ce l’hai addosso. Si espande, senza spiegare nulla, senza dirti dove sta andando, occupando a dismisura lo spazio circostante.
Si può anche far finta di niente, ma non serve a un granché.
Perché basta un attimo alla musica, per agire
Basta un niente, alla musica, per plasmare: un genere può produrre malinconia, un altro far risuonare un vecchio desiderio, un altro ancora incoraggiare il conforto o il germogliare di una qualche felicità.
Suggerendo un certo numero di sentimenti e rinnovandoli un certo numero di volte, infatti, questi si radicano nello spirito incidendo sull’umore e sul carattere, perché le abitudini emotive si acquisiscono rapidamente, molto di più rispetto a tutte le altre.
E questo accade spesso nei ristoranti, nelle hall degli hotel, nei negozi
Durante un’attesa o ancor di più durante la fruizione di un servizio:
la musica influenza la percezione del valore, lo carica di una certa dose di emotività, rende un evento memorabile in modo positivo o negativo, alle volte anche per sempre.
E allora è bene che la musica venga scelta con cura, che gli impianti di diffusione siano adeguati per un ascolto ottimale nell’ambiente in cui si inseriscono, che il volume non sia eccessivo, che lo stile sia ben ponderato, e ancora, che siano percepibili tutte le frequenze, anche quelle più basse. Perché anche un solo suono fuori posto, anche solo una cassa mal posizionata, potrebbe provocare un effetto disturbante.
Ascolto ottimale
In questo senso infatti, non potremmo stupirci se un commensale chiedesse gentilmente di abbassare al minimo il volume, perché “non riesco a sentire nulla con questo gran chiasso…”.
Dobbiamo fare in modo che la musica conferisca un senso a quello che facciamo, che crei un’illusione capace di dissolversi, in un alito, al ristabilirsi del silenzio.
Il ricordo
Un’esperienza speciale di cui, una volta ritornati alla quotidianità, rimanga un ricordo apprezzabile.
In questo modo, nei clienti, scatterebbe una certa nostalgia, un insano coefficiente di disagio o, meglio ancora, il desiderio di ritornare nel posto in cui una di quelle cose che vengono da dentro, uno di quei silenzi troppo forti da attutire, trovi pace.
È un linguaggio che va dosato con cura.
Nel tempo e nello spazio.
La musica e le note.
Per approfondire:
https://www.marcosolforetti.com/soundguru/musica-per-ristoranti-soundscapes/